lunedì 4 novembre 2013

ARTICOLI A CURA DELLA PROFESSORESSA MARIA GIOVANNA PAGANO

PRECISAZIONI SUL PROGRAMMA SVOLTO FINORA...
Prima di introdurvi al testo narrativo (considerando che il testo poetico sarà trattato l'anno prossimo) ho cercato di dare un senso al concetto di "letteratura": una comunicazione che non è necessariamente "ALTA" ma sicuramente "ALTRA". Che significa? Che non bisogna farsi l'idea che i testi letterari siano scritti in una lingua difficile, elevata nel lessico (scelta delle parole) e quant'altro. Lo stile di un testo letterario si adatta all'oggetto, allo scopo, alla poetica dell'autore (avremo tempo per parlarne). Dante - spero di aver fatto l'esempio anche nella vostra classe - va giù pesante con le parole quando si tratta di evocarci... l'Inferno o di farci sentire l'ira di S. Pietro, in Paradiso, contro la corruzione della Chiesa... Ma la comunicazione letteraria è sicuramente diversa - come ha sintetizzato Milioni - da quella ordinaria; i suoi scopi non sono puramente informativi/pratici. Anche sul nostro libro c'è uno schema che riassume le sue diverse, altre finalità.
Quando si è trattato di passare a leggere qualcosa, abbiamo effettivamente navigato un po' dove mi/ci portava il vento del momento: tanto la letteratura è un mare immenso, e sempre sorprendente.
Vi ho letto un brano dall'"Iliade": il duello tra Ettore e Achille. Lì sì che le parole erano molto "scelte", ma spero che in tanti (anche i nostri compagni di viaggio non madrelingua) abbiano colto la forza di quelle immagini parlate. Lo scopo era anche quello di ricordare che i poemi sono narrazioni, anche molto lunghe e articolate, ma in versi. Inoltre le nostre radici letterarie vengono da là, dalla cultura greca.
La guerra di Troia omerica è senz'altro più leggenda che realtà. E allora vi ho proposto una riflessione: il fascino delle leggende, il perché della loro persistenza nell'immaginario umano HANNO MOLTA MAGGIORE IMPORTANZA del loro possibile fondo di verità. Così abbiamo letto un brano dal romanzo di Bram Stoker, l'autore di "Dracula". Il famoso conte della Transilvania è innegabilmente una leggenda di tutto rispetto: con il vostro aiuto abbiamo cercato tutti i motivi per cui quello del vampiro è un mito tanto seducente, e ne abbiamo elencati altri. 
Ci siamo poi incamminati verso un genere in cui la dose di fantasia è più massiccia che mai: la fiaba. L'abbiamo prima di tutto distinta dalla favola (di cui stiamo per occuparci) e abbiamo scoperto un po' di cose interessanti.
1) non si tratta proprio per niente di letture soltanto per... bambini;
2) al loro studio si è dedicato il russo V. Propp, che ne ha svelato molti caratteri ricorrenti in tutto il mondo;
3) le fiabe hanno origini antichissime, sono giunte a noi per trasmissione orale; soltanto da alcuni secoli, e in particolare dall'età romantica, alcuni autori le hanno raccolte e messe per iscritto;
4) la loro interpretazione porta molto... lontano lontano.
In classe abbiamo letto la fiaba presente sull'antologia: "Il principe ranocchio". Il testo non era difficile da comprendere, ma un esame più attento ci ha portato, appunto, parecchio distanti... a considerazioni di carattere psicoanalitico (il passaggio all'età adulta) e anche strutturali (quel finale in cui appare il servo Enrico - l'unico chiamato con il nome proprio - sembrava appiccicato in seguito alla fiaba, posticcio insomma.
Vi trascrivo un link da cui trarre qualche altra riflessione:
http://www.lefiabesanno.com/2012/01/il-principe-ranocchio-riflessioni-e.html

Ciao a tutti, prof. Pagano



NON SOLO GRAMMATICA...
Desidero ringraziare in particolare Francesco Milioni per l'attenzione al blog di italiano. Ho fatto delle correzioni e puntualizzazioni, specialmente sulla questione aggettivi e pronomi (specialmente quelli personali e quelli relativi), alla distinzione tra "che" pronome relativo e "che" congiunzione.
Mi domando sempre se faccio bene a insistere un po' sulla grammatica, quando in classe abbiamo studenti stranieri e studenti italiani che da tempo non se ne occupano e la trovano poco interessante...: mi farete sapere se vi sta servendo ripassare le regole della nostra bella lingua italiana, così spesso maltrattata dai media, dalla frettolosità della comunicazione in web, via sms ecc...
Vorrei riprendere qui brevemente alcune questioni nate nell'ultima discussione avvenuta in classe su letteratura e dissenso. Fermo restando che la letteratura e l'arte non possono pretendere di cambiare il mondo (e non l'hanno di fatto trasformato in meglio), va però apprezzato chi con coraggio e a prezzo di sacrificio personale ha affidato alla propria opera anche la funzione di denunciare i soprusi del potere, l'ingiustizia e quant'altro. Ho scritto personalmente a Carmelo La Porta perché il suo intervento su Roberto Saviano era inappropriato; vi pregherei di cercare un profilo biografico di Saviano sul web: può essere simpatico o antipatico, ma la sua biografia non ha ombre. Bravo Christopher per il suo intervento su Julian Assange e wikileaks, brava Anita per il suo riferimento a Mandela, la cui autobiografia si intitola "Lungo cammino verso la libertà", edito da Feltrinelli.
Bravi tutti. Siete una bella classe.
Vi trascrivo questo intervento del dissidente Solgenitsyn a cui abbiamo accennato:

“Che cosa può fare la letteratura di fronte all'impeto della violenza? Non dimentichiamo che la violenza non vive da sola, è immancabilmente legata alla menzogna. E la menzogna non può reggersi che con la violenza. Chi una volta ha proclamato la violenza con i propri metodi, è costretto a scegliere la menzogna come proprio principio. Un uomo semplice e coraggioso deve compiere un solo passo: non partecipare alla menzogna”. (Solgenitsyn, ricevendo il Nobel per la letteratura nel 1990)



GLI STUDENTI SI RACCONTANO...
Tutti possiamo raccontare storie, in modo più o meno interessante ed efficace. Quanto al testo narrativo in letteratura vedremo che in esso possono essere individuati vari fattori, e la cosiddetta narratologia si occupa proprio di questi elementi.
Innanzi tutto va rilevato che una storia ha una dimensione temporale (si svolge nel corso di un certo periodo di tempo) e una dimensione spaziale (è ambientata in un certo luogo).
In seguito studieremo in concetto di "durata", la collocazione temporale di un testo con le sue alterazioni (analessi, prolessi, ellissi), e molto altro. Per il momento vi ho chiesto di scrivere una storia e vi ho proposto dei titoli, eccoli:
1) Una storia che ha influenzato la mia crescita personale
2) Una storia di speranza
3) Una storia disonesta
4) Una storia di lealtà
5) La storia di un incontro che mi ha cambiato la vita
6) Una storia di vita lavorativa
7) Una storia di vita scolastica

Ho ricevuto una storia da Iafelice, da Riminella, da Milioni, da Stipo, da Javier, più storie da La porta...: alcune sono impeccabili nella forma, altre sono scritte male, ma TUTTE sono davvero interessanti. Se avrò il permesso degli "scrittori" suddetti le potremmo pubblicare qui. Comunque la maggior parte della classe non ha risposto all'invito...dovete invece inviarmi i vostri scritti; in questo modo, senza voto, posso farmi una idea delle vostre carenze e aiutarvi a migliorare.

venerdì 18 ottobre 2013

LA COMUNICAZIONE

I 6 ELEMENTI DELLA COMUNICAZIONE
Comunicare significa trasmettere un messaggio.
Il linguista Roman Jakobson ha schematizzato 6 aspetti fondamentali che sono tuttavia riconducibili anche ad altre forme di comunicazione, comprese quelle che utilizzano un linguaggio non verbale ma che si servono, ad esempio, di suoni o di gesti.

I 6 elementi essenziali sono:

1. L'emittente: colui che manda il messaggio.
2. Il messaggio: il contenuto della comunicazione.
3. Il ricevente o destinatario: chi riceve il messaggio.
4. Il canale: il mezzo fisico attraverso cui avviene la comunicazione.
5. Il referente o contesto: ciò a cui il messaggio si riferisce.
6. Il codice: l'insieme dei segni organizzati in un sistema e riconosciuti da una comunità.



IL SEGNO
Un segno è l'incontro tra un significato e un significante.
Il significato è un concetto che si ha in mente.
Il significante è come esprimo un significato.

Esempi:

Significato: Qui è vietato fumare;
Significante: Un cartello rotondo con un bordo e una barra obbliqua rossa con disegnato al centro, sotto la barra, una sigaretta fumante stilizzata;
Segno:

Significato: Dare la conferma (dare l'ok)
Significante: Mostrare una mano aperta con il dito pollice e il dito anulare attaccati a formare un cerchio; 
Segno:

I segni intenzionali (artificiali)
I segni intenzionali sono quelli creati dall'uomo o dagli animali per comunicare.
Esempi:
La luce di un faro;
Il semaforo rosso;
la pipì di un cane sul muro;
ti voglio bene.

I segni naturali
I segni naturali si trovano in natura, nessuno li ha creati come segni per comunicare.
Esempi:
Le orme sulla neve;
il fumo di un camino.

VARIE

ACCENTI
Accento tonico ovvero accento con tono.
Accento atonico ovvero accento senza tono.

Parole
Posizione accento
Esempi
TroncheSull'ultima sillabaCittà. Partì
PianeSulla penultima sillabaAmòre. Sottìle
SdruccioleSulla terzultima sillabaTàvolo. Prèndere
BisdruccioleSulla quartultima sillabaÀbitano. Pàrlamene
TrisluccioleSulla quintultima sillabaÒccupatene. Rècitamelo



CENTRARE E C'ENTRARE

Centrare
Cogliere il bersaglio al centro.
Esempio: Hai centrato il momento giusto.

C'entrare
Quando qualcosa è in relazione con un'altra o quando letteralmente qualcosa sta dentro un altro contenitore.
Esempi: Non c'entro niente in questa storia. Questa valigia non c'entra nel portabagagli.



INCISO
L'inciso è un testo tra 2 virgole.
Esempio (l'inciso è evidenziato in grassetto):
Un amico, lasciato dalla ragazza, mi ha detto: "...



MORFOLOGIA
(morfo- = forma, -logia = discorso)
La morfologia studia la forma delle parole, più precisamente la loro funzione.



SIGNIFICATO DENOTATIVO E CONNOTATIVO
Per significato denotativo si intende il significato reale, cioè quello da dizionario.
Per significato connotativo si intende l'insieme delle emozioni che la parola suscita.

Dato che spesso si fa confusione tra i due termini si consiglia di usare un piccolo trucchetto mnemonico ovvero ricordarsi la lettera "D" che è sia l'iniziale di denotativo che di dizionario.

LA GRAMMATICA

I 9 TIPI DI PAROLE IN GRAMMATICA
In grammatica le parole possono essere di 9 tipi suddivise in 5 variabile e 4 invariabili.

Le 5 variabili per genere (maschile o femminile) e numero (singolare o plurale) sono:

Articolo: precede il nome o il pronome.
Esempio: il, lo, la, i, gli, le, un,uno, una.

Nome: cose, persone, animali, ecc.; (astratto o concreto).
Esempio: sedia, Mario, gatto, pensiero.

Pronome: al posto del nome.
Esempio: lui, me, mi, ti.

Aggettivo: descrive il nome, dice qualcosa di più.
Esempio: bello, simpatico, allegro, brutto.

Verbo: indica l'azione.
Esempio: parlare, bere, dormire.

Le 4 invariabili sono:

Avverbio: qualifica il verbo o l'aggettivo.
Esempi: bene, velocemente.

Preposizione: si mettono davanti alle parole.
Esempi: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.

Congiunzione: congiungono ovvero uniscono due frasi.
Esempi: e, ma, però, oppure.

Esclamazioni: di solito sono seguite dal punto esclamativo.
Esempi: ah! èh! ahi! mah!, ahimè! ohimè!



GLI ARTICOLI
Gli articoli si dividono in articoli determinativi e indeterminativi.

Articoli determinativiIl, lo, la, i, gli, le.


Articoli indeterminativiun, uno, una.
"Un'" si usa soltanto davanti ai nomi femminili inizianti per vocale.




I NOMI PRIMITIVI, DERIVATI, ALTERATIVI E COMPOSTI

I nomi primitivi sono i nomi all'origine.
I nomi derivati derivano da quelli primitivi.
I nomi alterati sono i nomi modificati dagli accrescitivi, diminutivi, vezzeggiativi o dispregiativi.
I nomi composti sono formati dall'unione di due nomi.

NOMI PRIMITIVI | NOMI DERIVATI     | NOMI ALTERATI
Libro          | Libraio, libreria | Libraccio
Fiore          | Fioraio           | Fiorellino
Mare           | Marina, marinaio, |
               | marea, ammaraggio |



Nomi composti
Madreperla, madreperle.
Altopiano, altopiani.
Nazionalpopolare, Nazionalpopolari.
Cartamoneta, cartemoneta.
Pastasciutta, pastasciutte.


Acrescitivi: -one
Libro diventa librone.


Diminutivi: -ino, -etto, -icello, -icino, -icciolo
Casa diventa casina, casetta. Verme diventa vermicello, vermicino. Strada diventa Stradicciola.


Vezzeggiativi: -uccio, -otto, -olo, -acchiotto.
Ragazzo diventa ragazzuccio, ragazzotto, ragazzuolo. Orso diventa orsacchiotto.


Dispregiativi: -accio, -astro, -azzo, -ucolo.
Posto diventa postaccio. Giovane diventa giovinastro. Amore diventa amorazzo. Chiesa diventa chiesucola.






I PRONOMI PERSONALI





GLI AGGETTIVI
L'aggettivo è una parola che sta sempre vicino al nome e ci dice molte cose del nome stesso.

Aggettivo qualificativo
Indica una qualità del sostantivo (ovvero del nome).
Esempi: Alto, basso, bello, brutto, biondo, bruno, verde, rosso, giusto, sbagliato, ecc.

Aggettivo possessivo
Indica a chi appartiene il nome (o sostantivo).
Esempi: Mio, mia, miei, mie, tuo, tua, suo, suoi, nostro, nostre, loro, ecc.

Aggettivo dimostrativo
Indica la posizione di una cosa o persona.
Esempi: Questo, questa, questi, queste, quello, quella, ecc.

Aggettivo numerale
Si divide in cardinale e ordinale.
Esempi di aggettivo numerale cardinale: 1, 2, 3, 4, ecc.
Esempi di aggettivo numerale ordinale: primo, secondo, terzo, ecc.
I numeri romani valgono come ordinali e non vanno mai seguiti dal pallino (3 si scrive III e non IIIº).
I secoli si scrivono in romano.

Numeri romani
I = 1      V = 5
X = 10     L = 50
C = 100    D = 500
M = 1000

Aggettivo indefinito
Esempi: Alcuni, certi, tanti, tutti, pochi, molto, ecc.

Aggettivo interrogativo e escalativo
Che...?, che...!
Esempi: Che macchina guidi?, che sfortuna!



I VERBI
I verbi indicano un'azione; il verbo essere e altri (come "sembrare") indicano anche uno stato, una condizione; ci sono poi le forme passive.
I verbi possono essere in forma semplice o composta.
La forma composta usa i verbi ausiliari (essere o avere) più il relativo participio passato.
Per trovare il participio passato di un verbo si può usare un trucchetto, pensando: "ieri, io ho..." oppure "ieri, io sono..." seguito dal verbo in questione.

I verbi hanno 3 congiunzioni:
la 1ª congiunzione termina in "are",
la 2ª congiunzione termina in "ere",
la 3ª congiunzione termina in "ire".

Alcuni verbi sono irregolari, cioè non seguono le regole classiche.
Ci sono anche verbi difettivi, ovvero verbi a cui mancano alcuni modi.

I verbi hanno modi e tempi diversi:
8 tempi = modo indiciativo (modo della realtà),
4 tempi = modo congiuntivo (modo delle possibilità),
2 tempi = modo condizionale (modo delle ipotesi),
1 tempo = modo imperativo (modo del comando).
Infine il modo infinito, participio e gerundio hanno solo il presente e il passato, ma non hanno le persone.

I verbi transitivi
Si dicono transitivi i verbi che reggono un complemento oggetto, cioè su qualcosa o qualcuno.
Il complemento oggetto risponde alla domanda "chi?", "che cosa?".
I verbi transitivi hanno la forma passata e l'ausiliare avere.
Ci sono verbi che possono essere usati sia in modo transitivo che intransitivo.
Esempio di verbo transitivo: "Vivo una via spericolata".
Esempio di verbo intransitivo: "Visse a lungo".

Il verbo amare

Modo indicativo
Presente
io amo
tu ami
egli ama
noi amiamo
voi amate
essi amano

Passato remoto
io amai
tu amasti
egli amò
noi amammo
voi amaste
essi amarono
Passato prossimo
io ho amato
tu hai amato
egli ha amato
noi abbiamo amato
voi avete amato
essi hanno amato

Trapassato remoto
io ebbi amato
tu avesti amato
egli ebbe amato
noi avemmo amato
voi aveste amato
essi ebbero amato
Imperfetto
io amavo
tu amavi
egli amava
noi amavamo
voi amavate
essi amavano

Futuro semplice
io amerò
tu amerai
egli amerà
noi ameremo
voi amerete
essi ameranno
Trapassato prossimo
io avevo amato
tu avevi amato
egli aveva amato
noi avevano amato
voi avevate amato
essi avevano amato

Futuro anteriore
io avrò amato
tu avrai amato
egli avrà amato
noi avremo amato
voi avrete amato
essi avranno

Modo congiuntivo
Presente
che io ami
che tu ami
che egli ami
che noi amiamo
che voi amiate
che essi amino
Passato
che io abbia amato
che tu abbia amato
che egli abbia amato
che noi abbiamo amato
che voi abbiate amato
che essi abbiano amato
Imperfetto
che io amassi
che tu amassi
che egli amasse
che noi amassimo
che voi amaste
che essi amassero
Trapassato prossimo
che io avessi amato
che tu avessi amato
che egli avesse amato
che noi avessimo amato
che voi aveste amato
che essi avessero amato


Modo condizionale
Presente
io amerei
tu ameresti
egli amerebbe
noi ameremmo
voi amereste
essi amerebbero
Passato
io avrei amato
tu avresti amato
egli avrebbe amato
noi avremmo amato
voi avreste amato
essi avrebbero amato





Modo imperativo
Presente
-
ama tu!
ami egli!
amiamo noi!
amiate voi!
amino essi!





Modo infinito
Presente
amare
Passato
avere amato





Modo participio
Presente
amante
Passato
amato




Modo gerundio
Presente
amando
Passato
avendo amato







GLI AVVERBI
...



LE PREPOSIZIONI
Le preposizioni sono semplici o articolate.

Le preposizioni semplici sono:
di, a, da, in, con, su, per, tra, fra.

Le preposizioni articolate sono le preposizioni semplici unite all'articolo determinativo.
In genere si fondono con l'articolo:


illolaiglile
dideldellodelladeideglidelle
aalalloallaaiaglialle
dadaldallodalladaidaglidalle
innelnellonellaneineglinelle
concolcollo*colla*coi*cogli*colle*
susulsullosullasuisuglisulle
pernon si fondono
tranon si fondono
franon si fondono
* obsolete: non si fondono più

Per gli stranieri può essere utile la traduzione delle preposizioni in inglese:

Italiano

Inglese

Uso

Esempio

Di

Of

Possesso
Specificazione

Il libro è di Mario
Il libro è di carta
Parlano di Luigi

A

To

Destinazione
Luogo

Vado al mare
Sono a casa

Da

From

Partenza

Parto da Milano
Arrivo da Roma

In

In
Inside

DentroSono in riunione
Resto in attesa
Aspetto in classe

Con

With

Il mezzo
La compagnia

Vado col tram
Esco con Maria

Su

On

Sul luogo

Sono sul tram

Per

For

A favore di
A causa di
Per colpa di

Questo è per te
Non siamo usciti per il brutto tempo

Tra

Between
Among

In mezzo aMi trova tra Milano e Pavia

Fra

Between
Among

In mezzo aMi trova fra Milano e Pavia




Attenzione però: non sempre le preposizioni usate in inglese coincidono con quelle usate in italiano, perciò usate la traduzione solo per capire il senso della preposizione.



LE CONGIUNZIONI
Si dividono in coordinative e subordinative.
Le congiunzioni coordinative collegano 2 frasi che stanno sullo stesso livello.
Le congiunzioni subordinative collegano 2 frasi che hanno un rapporto di subordinazione.

Esempio di congiunzione coordinativa: io studio e tu guardi il film.
Esempio di congiunzione subordinativa: non ti ho telefonato perché mi sono scordato.
Le congiunzioni coordinative

Le congiunzioni coordinative si dividono in vari gruppi


L'ESCALAMAZIONI
...




"CHE" CONGIUNZIONE O PRONOME RELATIVO?
Per riconoscere se in una frase la parola "che" è pronome relativo oppure congiunzione possiamo sostituirla con: "il quale", "la quale", "i quali" o "le quali": se la frase regge allora il "che" è pronome relativo, altrimenti è congiunzione.

Esempi di "che" pronome relativo:
Mi è arrivato un messaggio che non mi aspettavo.
La partenza per Parigi, che aspettavamo con gioia, è stata rimandata.
Il libro che mi hai dato è interessante.
La ragazza che sta uscendo da scuola frequenta la prima.
Non sopporto i bambini che fanno i capricci.
Riportami il cd che ti ho prestato.
Che rabbia! (pronome esclamativo)
Che fai? (pronome interrogativo)

Esempi di "che" congiunzione:
Ci hanno detto che dobbiamo rimandare la partenza.
Ho il dubbio che l'argomento sia difficile.
Voglio che tu sia felice.
Non vedo l'ora che arrivi l'estate.



"CHE": UNA PAROLA, TANTE FUNZIONI
Il "che" può essere pronome, congiunzione, aggettivo. Ecco alcuni esempi:
- Il latte che è nel frigo è scaduto (pronome relativo soggetto)
Che succede? (pronome interrogativo)
Che dite! (pronome esclamativo)
Che lavoro fai? (aggettivo interrogativo)
Che rumore infermale! (aggettivo esclamativo)
- Meglio stare zitti dando l'impressione di essere stupidi che parlare togliendo ogni dubbio (congiunzione)
- Ho visto il fratello di Sonia che fa l'insegnante (pronome relativo; in questo caso il che è ambiguo, meglio usare il quale se si riferisce al fratello o la quale se si riferisce a Sonia)



AGGETTIVO O PRONOME?
Aggettivi qualificativi
rosso, rossa, rossi, rosse, triangolare, quotidiano, caldo, gioioso, nobile, lungo, stanco, marmoreo, solido, ecc.

Aggettivi o pronomi dimostrativi o indicativi
questo, questa, questi, queste (vicino a chi parla)
codesto, codesta, codesti, codeste (vicino a chi ascolta)
quello, quella, quelli, quelle (lontano da chi parla e da chi ascolta)

Esempi:
Questo regalo è per te (aggettivo)
Questo è per te (pronome)

Aggettivi o pronomi possessivi
mio, mia, miei, mie
tuo, tua, tuoi, tue
suo, sua, suoi, sue
nostro, nostra, nostri, nostre
vostro, vostra, nostri, nostre
loro

Esempio:
Mio padre è in pensione, il tuo no.
(in questo caso "mio" è aggettivo invece "tuo" è pronome)

Aggettivi o pronomi numerali cardinali
uno, una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, ecc...

Esempio:
Due studenti sono in aula studio e venti restano in classe.
(in questo caso "due" è aggettivo invece "venti" è pronome)

Aggettivi o pronomi numerali ordinali
primo, prima, primi, prime, secondo, seconda, terzo, ecc...

Esempio:
il settimo re di roma fu Tarquinio il superbo, il primo si chiamava Romolo.
(in questo caso "settimo" è aggettivo invece "primo" è pronome)

Aggettivi o pronomi identificativi
stesso, stessa, stessi, stesse
medesimo, medesima, medesimi, medesime

Aggettivi o pronomi indefiniti
poco, poca, pochi, poche
tanto, tanta, tanti, tante
molto, molta, molti, molte
parecchio, parecchia, parecchi, parecchie
troppo, troppa, troppi, troppe
altrettanto, altrettanta, altrettanti, altrettante
alcuno, alcuna, alcuni, alcune
qualche
tutto, tutta, tutti, tutte
nessuno, nessuna
ogni
ciascuno, ciascuna
qualsiasi
qualunque
altro, altra, altri, altre
certo, certa, certi, certe
tale, tali
diverso, diversa, diversi, diverse
vario, varia, vari, varie

Aggettivi o pronomi interrogativi
quale? quali?
che?
quanto? quanta? quanti? quante?

Esempi:
Quale gusto di gelato preferisci? (aggettivo)
Chi viene a cena? (pronome)

Aggettivi o pronomi esclamativi
quale! quali!
che!
quanto! quanta! quanti! quante!

Esempi:
Che torta squisita! (aggettivo)
Che vedo! (pronome)

Pronomi personali soggetto
io, tu, egli, lui, ella, lei, noi, voi, essi, loro.

Pronomi personali complemento
me, te, sé, lui, lei, noi, voi, loro

Pronomi personali complemento oggetto
mi, ti, si, ci, vi, si

Pronomi relativi
il quale, la quale, i quali, le quali
che



LE PAROLE OMOGRAFE
Per parole omografe si intendono quelle parole che hanno la stessa grafia ma origine, significato e a volte pronuncia differenti. Per distinguerla in italiano si usano gli accenti.

CON ACCENTO                     SENZA ACCENTO

 = non esiste!                Ce = particella pronominale 
                                Tu ce l'hai con me?

C'è = ci è = particella pronominale + verbo 
C'è poca luce in questa stanza

 = verbo dare                 Da = preposizione
Tutti gli altri verbi con una   Diadainconsuper,
sola sillaba non vogliono       trafra sono tutte
l'accento. Esempi: Io sto,      preposizioni, ovvero parolette
egli sta, egli fa, egli fu,     che vanno davanti alle parole
io so, egli sa, egli va

 = giorno                     Di = preposizione
Esempio:                        Esempio:
Un bel  lo incontrai          Compra il libro di grammatica

È = verbo essere                E = congiunzione
Oggi è una bella giornata       Mi piace mangiare e bere

 = avverbio di luogo          La = articolo determinativo
Il quaderno è                 La matita è sul tavolo

 = avverbio di luogo          Li = pronome
Vai  e non ti muovere         I gatti? Io li adoro

 = congiunzione (neanche)     Ne = particella pronominale
 oggi,  domani              Vacanze? Ne parliamo domani

N'è = ne è = particella pronominale + verbo
Di pane non ce n'è

 = pronome (se stesso)        Se = congiunzione
Parla sempre di               Se un giorno tornerò...

 = affermazione               Si = particella pronominale
Hai dormito bene? , molto!    Si andrà tutti insieme

 = bevanda                    Te = pronome
Vuoi bere una tazza di ?      Vogliono proprio te al telefono

Le parole composte prendono l'accento

CON ACCENTO                     SENZA ACCENTO

Lassù                           Su
Ventitré                        Tre
Viceré                          Re

Già                             Blu
Giù                             Qua
Laggiù                          Qui
Più

Le parole troncate prendono l'apostrofo

Di' = imperativo del verbo dire
Di' pure la tua versione dei fatti

Da' = imperativo del verbo dare
Da' da mangiare al gatto!

Fa' = imperativo del verbo fare
Fa' quello che ti ho detto!

Sta' = imperativo del verbo stare
Sta' a tuo posto!

Va' = imperativo del verbo andare
Va' a prendere il pane!


IL PLURALE DELLE PAROLE TERMINANTI IN "CIA" O "GIA"
Se davanti a "...cia" o "...gia" c'è una vocale il plurale diventa "...cie" o "...gie" ma va bene anche "...ce" e "...ge".
Se davanti a "...cia" o "...gia" c'è una consonante il plurale diventa "...ce" e "...ge".

Esempi:
Ciliegia > ciliegie o ciliege
Valigia > valigie o valige
Goccia > gocce
Provincia > province
Roccia > rocce